“E’ solo una torta
alla ricotta e cioccolato.” aggiunse,
Marilena.
“No, sei tu!”
esclamò la ragazza, dopo essere entrata in soggiorno.“Ci siamo lasciati qualche
ora fa.”
“Vi conoscete già!”
constatò Mimma.
“In biblioteca,
devi sapere che lui è il lettore più assiduo. E tu com’è che lo conosci?”
Cominciò così
quella serata a tre, le vite s’incrociano e per strani meccanismi fa incontrare
persone che indirettamente avevano percorso strade uguali, Marilena ne era il
punto focale.
Fulvio si rivelò
un ottimo conversatore dall’ironia garbata e divertente, un intrattenitore
loquace e coinvolgente. Confidò alle due ragazze le sue aspirazioni. Parlò del
desiderio di aprire e gestire un museo imponente, ove esporre opere dimenticate
e abbandonate, opere di artisti noti e meno conosciuti. Sarebbe andato alla
ricerca di queste preziosità artistiche che per incuria, pigrizia e
disinteresse giacevano in luoghi remoti.
“Dovete sapere che
l’Italia è ricca di patrimoni artistici lasciati a un destino di abbandono e giacciono
sepolti dalla polvere che ne corrode la bellezza. Io smuoverò cielo e terra,
dopo la specialistica mi farò in quattro per portarli alla luce e darne il
giusto riconoscimento; andrò dalla gente che conta, dovranno ascoltarmi!”
“E’ un bel
progetto.” rispose Marilena “Se vuoi ci sto anch’io, potrò darti una mano e poi
frequento la stessa università, come ben sai, e guarda caso sono iscritta al medesimo corso di perfezionamento, te ne ho parlato all’ora di pranzo. Per cui
se ti va, potrei darti una mano.”
“Ragazzi, ci sono
anch’io!” esclamò Mimma “Frequento la stessa specialistica, siamo tutti e tre
amanti dell’arte, e poi più siamo meglio è!”
Finirono la serata conversando del più e del meno e
consumarono la cena intorno al tavolino da salotto, inginocchiati sul
pavimento, un po’ alla giapponese; si raccontarono le loro vite, i loro
percorsi, scherzarono narrando aneddoti familiari e intonarono canzoni
melodiche dei loro cantanti preferiti in un clima ameno e rilassante.
“Oh, ragazzi, s’è
fatto tardi, domani si ricomincia e dobbiamo darci sotto, se vogliamo
realizzare il nostro progetto!” disse Marilena che tornò con i piedi per terra,
dopo aver guardato l’orologio che segnava la mezzanotte.
Salutarono Mimma e
stavano per scendere l’unica rampa di scala, quando suonò il cellulare di
Marilena con la scritta anonimo, lei si turbò e fece squillare a lungo il
telefono: sembrava paralizzata. Fulvio comprese il suo timore: “Vedi un po’ chi
è, non ti mangia mica.”
“Pronto, pronto.” rispose in preda all’ansia che non riusciva a spiegarsi.
Sentì un respiro
lieve, null’altro e poi cadde la comunicazione; lei si guardò intorno come se
quella telefonata fosse stata una minaccia.
Gli amici la
rincuorarono, le dissero che poi in fin dei conti non era accaduto nulla di
strano, magari l’anonimo aveva sbagliato numero, s’era accorto dell’errore e
aveva preferito chiudere la comunicazione per non dare spiegazioni, anche
perché a questo mondo i maleducati si comportano così, precisò Mimma dicendole
che una bella dormita avrebbe dissolto ogni pensiero.
“Grazie, amica
cara, ma vedi ho come la sensazione che qualcuno non di mia conoscenza voglia
disturbarmi; ora è tardi, ma domani sera vi aspetto entrambi da me e vi racconto.
Ci vediamo per una cenetta a base di pizza, sotto casa c’è una pizzeria molto
invitante che fa pizze da asporto.”
“Che non diventi
un’abitudine!” esclamò Fulvio sorridendo e strizzando l’occhio a entrambe.
(continua)
Un romanzo - ormai lo chiamerei così - bello e sempre più avvincente, molto fluido anche.
RispondiEliminaUn sorriso per te.
Grazie, per l'apprezzamento, ti auguro un buon week end.
EliminaUn abbraccio
Annamaria