sabato 18 ottobre 2014

Impressioni di lettura

                                      La locanda delle occasioni perdute                     

                   
     Tutti noi vorremmo esistesse un posto appartato dove far riemergere il nostro passato, un posto in cui le occasioni perdute si ripresentano sotto forma di una veste insolita da scegliere o rifiutare. Un ristorante, un menu che non prevede la lista delle pietanze, ma quella delle nostre occasioni perdute, quelle che non abbiamo saputo cogliere. Un’idea geniale quella di Antonella Boralevi, scrittrice, conduttrice e autrice di programmi televisivi, un’idea che conquista sin dalle prime pagine di questo romanzo scritto con sapiente coinvolgimento, in definitiva un libro che si legge tutto d’un fiato.
   La protagonista, Mirella, è una donna che porta con sé molti interrogativi, una persona schiva alla ricerca della felicità che i punti oscuri della sua vita non le hanno permesso di ottenere. Mirella è in contrasto anche col suo nome, avrebbe voluto chiamarsi Cosima, secondo lei, nome più autorevole che forse le avrebbe fatto guadagnare il rispetto e la forza di fare la scelta giusta. Mirella è per lei sinonimo di debolezza, di personalità scialba; un nome, in definitiva, troppo melenso per ricevere attenzione. E con quel marchio di un nome sciocco, sin dall’infanzia ha vissuto situazioni di disagio e di condizionamenti che non la lasceranno anche da adulta, portandola sulla strada delle scelte subite, come se fosse il suo nome privo di carattere a prendere il sopravvento.
   Mirella è figlia unica di una coppia di genitori molto belli che curano il loro aspetto e la loro vita mondana dimenticandosi della figlia, la quale vive spiandoli e desiderando quelle coccole che tutti i bambini aspettano. L’educazione della piccola è affidata a una istitutrice tedesca che la segue nel suo percorso formativo; in seguito sarà la nonna a occuparsi di lei: i genitori si allontano spesso e amano viaggiare .
   Mirella avrebbe voluto essere abbracciata dalla madre e dal padre del quale è innamorata, e per entrare nella vita dei suoi genitori li spia di nascosto attraverso una porta semiaccostata: una stanza matrimoniale ha i suoi segreti che non saranno più tali per la piccolina di solo sei anni. A sedici anni perderà i genitori che periranno in un incidente d’auto e al capezzale del padre, che si trova fra la vita e la morte, Mirella non ha il coraggio di esternare tutto il suo amore a quel genitore che venera più d’ogni cosa.
   Il percorso di studi intrapreso si rivela quello non appropriato alle sue inclinazioni e non giungerà mai al traguardo della laurea. All’età di soli ventidue anni si ritrova anche sposa di un giovane che vedeva in lei, non la donna della sua vita ma la madre futura dei suoi figli: decadendo questa possibilità da parte di lei, il matrimonio s’interrompe. Mirella all’inizio della sua vita coniugale, durante una festa, conosce il vero piacere sessuale con un ragazzo occasionale del quale volutamente perderà le tracce: non lo cercherà più e cestinerà il suo numero telefonico, forse fra le tante avrebbe potuto essere lui l’occasione perduta?
   Mirella ha ora più di quarant'anni, l’età in cui la vita è ancora da vivere, le scelte giuste potrebbero farle ottenere la felicità rincorsa e dare risposte agli interrogativi  sempre presenti. E quale migliore opportunità, l’intimità di un locale parigino dall’ambiente retro ove si materializzano le occasioni perdute e danno vita a una disamina del passato, ad una sorta di catarsi che, scavando in se stessa, la porta a far chiarezza:  l’occasione presente foriera di felicità è da cogliere, gettando alle spalle il passato ancora ingombrante. 
   Le Mirelle sono tante, potremmo essere noi: a tutti capita di pensare se avessimo preso quel treno, se avessimo colto quell’opportunità, se fossimo stati diversi. Ecco questo è un libro che potrebbe riguardare anche noi con i nostri sogni, i nostri rimpianti, le nostre opportunità perdute!

6 commenti:

  1. Certo che sì, le Mirelle siamo tante e ognuno di noi ha la sua bottega delle occasioni perdute. Penso, però, che sia inutile, se non dannoso, ripensarle in continuazione. Piuttosto costruire attorno e davanti ad esse. Indietro non si torna.
    Scrive bene la Boralevi? Mi succede che quando inquadro una persona per uno specifico settore, come per la Boralevi-conduttrice televisiva, poi fatico a riconoscere un nuovo segmento. Insomma, non mi sono ancora decisa a leggere la Boralevi scrittrice.

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  2. Anch'io non conoscevo la Boralevi scrittrice, val la pena leggerla: ha una scrittura accattivante e scorrevole. La protagonista non riesce a liberarsi del suo passato e solo scavando in esso potrà gettarlo alle spalle per ricominciare. Molti di noi non lo fanno e vivono di rimpianti.
    Grazie, buona serata, carissima.
    un abbraccio
    annamaria

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  3. ciao Annamaria,
    Antonella Boralevi è una buona penna, anche se tutto quello scrive e pensa è fortemente condizionato dal suo aver vissuto a Parigi, è una frequentatrice di salotti "in" e quindi conosce molto bene i profili psicologici femminili dell'alta società.
    Il nome è importante, condiziona, questa è una verità, ricordo il film di Verdone "viaggi di nozze", quando Jessica e Ivano sono sul bordo di una piscina e lei dice di volere una figlia, una figlia da chiamare semplicemente Maria, un messaggio profondo.

    Bravissima come sempre

    TADS

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    1. Grazie mille per l'elogio. E' vero la Boralevi è un'ottima penna, il libro l'ho letto in brevissimo tempo, solo tre giorni, e tra l'altro non faccio solo quello. La scrittura è fluida e non stanca, doti importanti per chi vuole farsi leggere.
      Buona giornata.
      affettuosità
      annamaria

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  4. Una bellissima recensione, cara amica!
    Un bacio grande*

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    1. Grazie, cara, felice giornata.
      con affetto
      annamaria

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